Roma, 29 marzo 2016 – L’emendamento del governo sull’obbligo, in auto, della scatola nera – il dispositivo elettronico che registra tutte le attività del veicolo
– è ormai pronto. E, tempo qualche giorno, dovrebbe finire sul tavolo della Commissione Industria del Senato all’interno del disegno di legge sulla concorrenza. A confermarlo è uno dei relatori del provvedimento, il senatore Luigi Marino: «Ci è stato preannunciato – spiega – e attendiamo anche noi di vedere come sarà formulato». Ma, se sul principio sono tutti d’accordo, non appena si passa alla sua traduzione concreta, la situazione cambia ed entrano in gioco lobby e interessi economici di categoria. I consumatori sono sul piede di guerra, perché temono che l’operazione produca ulteriori costi (come oneri di manutenzione) per gli automobilisti. Le compagnie di assicurazione, al contrario, sono favorevoli al congegno, ma si battono da anni perché i relativi costi di installazione siano a carico dei clienti e comunque si mostrano attendiste e caute, se non recalcitranti, sull’entità dello sconto generalizzato sui premi connesso alla obbligatorietà. Senza contare – e non è un dettaglio – che l’industria italiana del settore è tra le più sviluppate al mondo: tanto che abbiamo il record di due milioni di scatole nere montate su veicoli circolanti.
La posta in gioco, insomma, è consistente. “Se tutti gli italiani decidessero di dotarsi della scatola nera – spiegano al Codacons – la spesa per l’intero sistema sarebbe pari a 3,1 miliardi di euro, considerato che ogni singolo apparecchio ha un costo di gestione annuo di circa 75 euro”. Vale la pena, dunque, provare a fare un po’ di chiarezza. Già ora, come spiega Marino, il disegno di legge prevede la possibilità di sconti sui premi Rc auto per chi accetti di far montare sulla propria vettura il dispositivo. Attraverso l’apparecchio digitale la compagnia può verificare l’effettiva dinamica di eventuali sinistri e limitare le truffe. Ma, anche in assenza della norma in gestazione, le assicurazioni si sono già mosse lungo questa direzione. L’autorità di vigilanza sul settore, l’Ivass, ha rilevato che la scatola nera è presente nel 15,8% dei contratti stipulati nel quarto trimestre del 2015, rispetto al 13,6% del 2014 e all’11,2% del 2013.
La novità degli ultimi giorni, dunque, riguarda la presentazione di un emendamento da parte del governo che preveda una delega all’esecutivo per l’introduzione di un obbligo di installazione della scatola nera su auto e veicoli in genere. Una delega che, detto per inciso, si accompagnerebbe a un’altra per regolamentare il noleggio con conducente e nuovi servizi come Uber. «Ora – aggiunge Marino – che in futuro si arriverà all’obbligo della scatola nera per le auto di nuova immatricolazione non ci sono dubbi. Il problema è come ci si arriverà. Ci sono diversi nodi da sciogliere: i costi, la tutela della privacy, la transizione. Per intenderci, con il parco auto in circolazione che si fa? È per questo che ho più di una riserva sullo strumento della delega».
In realtà occorre valutare anche la compatibilità dell’eventuale decreto legislativo con le norme dell’Unione europea. Solo le direttive europee possono indicare i dispositivi obbligatori per i veicoli: per questa via nell’ultimo decennio sono stati introdotti apparecchi di sicurezza come Abs, Esp e chiamata soccorsi automatica in caso d’incidente. Attualmente la Ue ha allo studio nuovi obblighi (sistemi di frenata automatica, allarme in caso di cambio di corsie involontario, cruise control attivo e simili), ma non la scatola nera. Ma questo non toglie c he potrebbe essere imposta ugualmente come norma di comportamento per alcune categorie di automobilisti.
di CLAUDIA MARIN